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Chiesa Parrocchiale Feste

Festa di Natale a Bidogno

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Bollettini Parrocchiali Chiesa Parrocchiale

Nuovo bollettino online!

È uscito il bollettino parrocchiale per il periodo settembre – dicembre 2023

Potete ora leggerlo anche comodamente online, buona lettura. Clicca qui

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Chiesa Parrocchiale Incontri Notizie

Natale 2022

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Chiesa Parrocchiale Notizie Saluti

Natale 2021

Complimenti ai bambini della scuola dell’infanzia di Bidogno e alla loro maestra Mariella per aver creato queste splendide ⭐️ di Natale esposte nella Chiesa di San Barnaba! Grazie e Buone Feste dal Consiglio Parrocchiale di Bidogno 🙏🏻

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Chiesa Parrocchiale Notizie Ringraziamenti

Natale 2021 – Allestimento presepe

Anche quest’anno i volontari Alex, Francesco e Pietro hanno allestito un bellissimo presepe nella Chiesa Parrocchiale di San Barnaba. Il Consiglio Parrocchiale e tutta la comunità parrocchiale vi ringrazia per il prezioso contributo.

Il presepe

Un’atmosfera incantata, resa ancora più magica dall’installazione di luci è invece lo spettacolo che si può ammirare sul sagrato della Chiesa Parrocchiale quando arriva la sera, con i suoi 4 cipressi avvolti dalle luci natalizie.

Le decorazioni luminose
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Articoli di giornale Bidogno Chiesa Parrocchiale Storia

L’assedio del campanile di Bidogno

Tratto da “Illustrazione Ticinese” del 18 novembre 1933

In un archivio privato ho trovato la seguente cronaca, scritta fin dal 1855 dal defunto arch. Carlo Quirici. Credo opportuno trascriverla, perchè, pur tralasciandone alcuni squarci, essa getta alquanta luce sui costumi pressoché
medioevali che si riscontravano ancora nei nostri paesi, nel secolo scorso.

***

Il campanile di Bidogno

Sul principio dell’anno 1812, un certo Pietro Gianini di Alburno (frazione di Corticiasca) soprannominato Pedron, uomo fortissimo e violento, nonché provetto ramaio di famiglia distinta, con negozio in Milano, per spirito di partito, s’era impegnato con un altro degno compagno, di uccidere un certo Chicherio di Bellinzona e Giovanelli Vincenzo di Bidogno, aspiranti alla carica di giudice.

Un giorno tirò un colpo di fucile, con due palle unite a catena, a metà circa della porta d’ingresso della casa Giovanelli, credendo di colpire così il detto Vincenzo che si trovava vicino alla porta, internamente.

Il colpo falli. La giustizia si occupò subito del fatto e mandò tosto il capitano Rodolfo Inderbitz di Altorf, uomo aitante e coraggioso, con due birri, per arrestare il Pedron e il di lui compagno Lepori di Roveredo, detto Bracch, i quali, in quel giorno, si trovavano casualmente nella casa del parroco.

Sentendo picchiare alla porta col martello di ferro, il parroco mandò ad aprire il suo domestico. Il capitano, udendo scorrere il catenaccio che chiudeva la porta dall’interno, ordinò ad un birro di tirare una fucilata all’altezza del petto, credendo così di uccidere lo stesso Pedron; ma avendo il birro tirato un po’ alto, ed essendo il domestico piccolo di statura, la palla gli rasentò la testa e andò a scheggiare una trave in faccia alla porta.

Il Pedron allora, intuendo che l’intenzione dei birri era di prenderlo vivo o morto, fuggì dall’interno, sulla volta della chiesa, attigua alla casa parrocchiale, e da quella, per un buco, si rifugiò sul campanile. Ma la stessa via l’aveva
già presa il Parroco, il quale, invaso dal terrore e credendo che i ladri stessero per svaligiargli la casa, era salito sin sul cornicione posto al di sopra del piano delle campane, ove rimase appollaiato fino al mattino seguente.

Il Bracch, compagno del Pedron, rimasto solo, 10 seguì nella fuga; ma il Pedron, già giunto al piano delle campane, sentendo salire per la scala di legno un uomo, pensò che fosse un birro, e nell’oscurità, gli assestò sul capo un terribile
colpo col calcio del suo corto trombone, così che il povero Bracch, rotolò tramortito sino al piano inferiore, gridando: «Oh Pedron, tô mè mazzò! » E sentendosi vicino a morire, chiedeva il parroco per l’estrema unzione.
Il Pedron, dall’alto del campanile chiamò i popolani che erano accorsi al tocco delle campane suonate dal parroco nel salire in cima alla torre, e fece loro intendere che, avendo ferito a morte in fallo il suo compagno, gli mandassero il parroco. Questi, che aveva udito tutto dall’alto del suo rifugio, fu preso da tale spavento che non volle scendere, temendo della vita. Così nella notte, il Bracch morì abbandonato da tutti, chiedendo nell’agonia l’assoluzione di tutti i suoi peccati.

All’alba, i popolani videro il povero parroco rannicchiato sul cornicione e intirizzito dal freddo, e lo invitarono a scendere. Anche il Pedron lo assicurò non temesse di nulla. Finalmente, egli si calò al piano delle campane, ove il Pedron con un ginocchio a terra gli baciò la veste, e sceso al piano inferiore, scavalcò il cadavere del Bracch, al quale diede la benedizione.

Il Pedron restò tutto il giorno sul campanile, assediato dai birri e dai volonterosi cittadini, armati di fucili e che non si arrischiavano a salirvi, temendo fare la fine del povero Bracch.

Una sorella del Pedron, maritata a Bidogno, si portò alta mattina in un campo situato a nord del campanile, e che si trova a 8 metri circa di altezza dal pian terreno della torre, e fingendo di curiosare, gridò all’assediato, nel furbesco dialetto montano: « German, branca sta tibiessa che t’avarè ghîa » (fratello prendi questo pane che avrai fame) – e gli gettò con forza e destrezza il pane, che il Pedron potè raccogliere dal primo finestrone e sfamarsi per quel giorno.

Anche nella seconda notte, continuò l’assedio al campanile e furono accesi dei fuochi. Il secondo giorno, la sorella, scoperta, non potè soccorrere il fratello. Perciò, questi, affamato, uccise il fedele cagnolino che l’aveva seguito, e ne fece abbrustolire la parte posteriore sul fuoco che aveva acceso con schegge tolte al congegno a tasti per il suono delle campane a festa.

Infine il digiuno lo consigliò di venire a patti col capitano dei birri: fu convenuto che egli facesse scendere al di fuori del campanile il temuto trombone, servendosi della corda di una campana, poi si arrendesse, assicurandogli salva la vita.

Infatti, calato il fucile, il Pedron si consegnò ai birri. Mangiò, poi legato, fu condotto a Bellinzona nella prigione del castello d’Uri, dalla quale, dopo pochi giorni, riuscì a fuggire rifugiandosi sul milanese, a Concorezzo prima, poi a Piacenza, ove rimase a lavorare da ramaio per molti anni.

Ritornato in patria in età molto avanzata, la giustizia non si occupò più di lui. Egli discendeva dal suo romito villaggio, a Bidogno, nelle case più agiate, ove fu sempre accolto benevolmente, non sembrando vero a quella popolazione buona e pacifica, di vedere così quieto e umiliato quell’omone tanto temuto.

L’ultima volta che si recò a Bidogno, sentendosi mancare le forze, volle confessare tutti i suoi peccati, e il Parroco gli impose per penitenza, di chiedere perdono in chiesa a tutto il popolo.

Infatti il giorno dopo, ch’era domenica, prima della celebrazione della messa, il Pedron si presentò al popolo dal presbiterio, e tenendosi appoggiato alla balaustra, rizzatosi più che potè, con la barba lunga e candida, disse a voce alta a rauca : « Popol de Bidögn, av domande perdon de tucc i stremizze ca vo face teui sù e di pecad co facc in dro pais contra i comandamente de Dio. Am perdonèv ? »

I fedeli stupefatti e commossi, risposero ad alta voce: « Si, si, am vè perdona in nome de Dio ! setèv giù, povro vegg. »

Allora il vecchio ricevette la benedizione dal parroco e stette inginocchiato ai piedi dell’altare per tutta la durata della messa, appoggiato con le due mani al bastone.

Non scese più a Bidogno e mori tre anni dopo. Fu trasportato alla tomba, adagiato sul cataletto, scoperto, come s’usava a quei tempi, col crocifisso sul petto e le mani legate col rosario, seguito da tutta la popolazione pregante pace all’anima sua.

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Articoli di giornale Chiesa Parrocchiale San Barnaba Storia

Messi in luce gli affreschi della chiesa di San Barnaba

Tratto da “GAZZETTA TICINESE” del 12 luglio 1966

Chi avrebbe pensato che la chie­sa parrocchiale di San Barnaba celasse, sotto la coltre di calce, pre­ziosi affreschi che si possono far ri­salire verso il 500? Essi sono venu­ti alla luce non tanto tempo fa e si è dato mano a metterli in evidenza nel loro splendore durante l’inver­no scorso. Sono così stati messi in rilievo gli affreschi della volta e anche quelli ai lati dell’altare. Un lavoro pregevole è stato fatto ed è stata opera da certosino, al fine di non guastarli. La Chiesa si presenta così con un nuovo volto e ciò che è da mettere in evidenza si presenta con questi ottimi dipinti che, per tanti decen­ni, se non addirittura per secoli, fu­rono nascosti e di conseguenza igno­rati.

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Chiesa Parrocchiale Restauro San Barnaba

Bidogno (Capriasca), Chiesa parrocchiale di San Barnaba***

Restauri nel Ticino: notiziario 2009. Schede dei beni immobili (pag. 213)

Restauro parziale (esterno)

Riparazione della carpenteria in legno e impermeabilizzazione del tetto. Ricollocamento del manto di copertura in beole della Val Malenco e rifacimento delle opere da lattoniere in rame.

PROPRIETARIO: parrocchia di Bidogno.
TUTELA: 1967 (apparati decorativi)
INIZIO lavori: 2009
OPERATORI: Edilcampana Ponteggi, Canobbio (ponteggi); Bruno e Arno Involti, Alto Malcantone-Arosio – Diego Baldelli, Capriasca-Lugaggia (opere da carpentiere copritetto e opere da lattoniere); Gilberto Quinci, Capriasca-Bidogno (opere da pittore).

FINANZIAMENTO: proprietario. Cantone.

Bidogno (Capriasca), Chiesa parrocchiale di San
Barnaba, particolare del tetto. Dopo il restauro.

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